Filosofia
“Per progettare un interno dovrei sapere tutto del mio committente: chi è, quante donne ha, quanti figli, cosa legge, cosa vuole dalla vita.“
– Achille Castiglioni
Quando ero una studentessa ho letto questa frase in una intervista e l’ho sempre trovata la spiegazione perfetta di quale deve essere l’atteggiamento di un architetto di interni: il punto di partenza è sempre il cliente, la sua storia, le sue passioni, i suoi desideri, le sue aspettative.
Perché gli interni devono certo rispondere ad esigenze funzionali ed estetiche, ma anche essere capaci di emozionare esprimendo la personalità di chi li abita, in modo che possa sentire lo spazio come un’estensione di sé e della sua storia.
L’Art de Vivre
Poi c’è lo spazio in cui si interviene, con peculiarità e vincoli specifici: sono proprio gli ostacoli che sembrano limitare le possibilità di intervento a stimolare la creatività e a far nascere i progetti migliori.
Per fare questo la sola preparazione tecnica non basta, deve essere accompagnata da competenze e da interessi che vadano oltre la propria professione.
Il mio tratto distintivo è la capacità di partire dall’esistente, integrandolo e adattandolo alle esigenze del cliente attraverso delle soluzioni (tecniche ma non solo) che sono spesso il frutto dell’interpretazione del problema da punti di vista esterni alla disciplina: l’ispirazione viene da quell’otium che ha nutrito la mente e al momento giusto ripropone una geometria, una texture, un accostamento di colori, una serie di quinte verdi viste in un giardino o la descrizione di un interno letta in un libro…
Festival dei Giardini di Chaumont sur Loire
L’architettura è un lavoro corale: il mio ruolo è orientare e coordinare i diversi attori, al fine di avere il migliore risultato possibile. Propongo tecnici, imprese, artigiani, restauratori e fornitori, affidabili e competenti con i quali, negli anni, ho costruito una solida rete e con cui condivido meticolosità e amore per il lavoro ben fatto.
Quando il cantiere non esiste più ed è diventato a tutti gli effetti la casa dei miei clienti, che nel frattempo sono diventati miei amici, sono stupita di ritrovarmi a chiacchierare in uno spazio che non è più mio e che restituisce il loro universo.
E sono felice di aver lavorato per farli sentire a casa.
Chi sono
Genovese di nascita e milanese d’adozione, apprezzo l’understatement dei modi e l’anticonformismo delle idee.
Da quasi venticinque anni mi occupo di ristrutturazioni di interni e vivo tra Milano e la Liguria, perché non posso fare a meno della brezza leggera e profumata che viene dal mare.
Come diceva Monica Vitti “mi concedo un unico grande lusso, quello di rifiutare”: ai forzati dei progetti cedo volentieri il passo, è vitale avere il tempo di nutrire la mente e rigenerarsi. Il tempo per leggere, andare alla Biennale, tornare a vedere le statuette blu di Costantini, andare a Brera a vedere i dettagli strepitosi dei dipinti di Campi o il Nettuno di Bronzino, vedere una bella mostra, scappare ad Arles ai Rencontres di fotografia o al cinema per una retrospettiva su Lubitsch, oppure progettare un tour di giardini. Il mio calendario è ancora quello della scuola: l’estate è vacanza, viaggi, mare, sole e nient’altro.
Sono cresciuta al mare e dopo aver studiato arte a Chiavari, mi sono laureata al Politecnico di Milano, città della quale ho subito apprezzato il manzoniano “culto dell’efficienza e del decoro”. Durante gli studi e dopo la laurea ho collaborato con diversi studi: un vero e proprio apprendistato che mi ha portata a realizzare nel 2002 il mio primo progetto da libera professionista. Dal 2003 al 2006 ho affiancato alla progettazione l’attività di ricerca sull’architettura italiana del ‘900, ho collaborato a diverse pubblicazioni e ancora oggi mi godo il piacere di frequentare i maestri attraverso le loro architetture, i loro oggetti, i loro scritti.